L'operazione 'China lux', condotta dal Reparto Antifrode dell'Ufficio delle Dogane di Perugia, ha portato alla luce una complessa rete di evasione fiscale che ha coinvolto 18 titolari di attività commerciali dediti alla vendita di beni di lusso. L'indagine ha rivelato un mancato pagamento di IVA per un totale di circa 11 milioni di euro su ricavi stimati in oltre 52 milioni, derivanti prevalentemente dalla vendita di abbigliamento e calzature delle più prestigiose marche di moda.
Tutto è iniziato con l'accertamento di irregolarità fiscali di una ditta situata nella provincia di Perugia, su cui sono state riscontrate gravi inadempienze tributarie. Questo ha permesso ai funzionari doganali di individuare un'ulteriore rete di commercianti disseminati tra Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Toscana. In Lombardia, in particolare, sono state scoperte quattro attività, tutte gestite da titolari di origine cinese che risultavano nullatenenti o evasori totali.
Le indagini hanno dimostrato che queste imprese erano in realtà costituite da meri identificativi fiscali, prive di vere e proprie strutture aziendali. Il sistema di frode prevedeva l'aggiramento delle normative europee e nazionali, sfruttando la qualifica di "esportatore abituale". Questa qualifica veniva ottenuta in modo fraudolento, consentendo l'acquisto di merce in esenzione IVA, beneficio che non veniva trasferito al momento della rivendita.
L'analisi dei rischi condotta da ADM e le corrispondenti banche dati, combinate con indagini finanziarie sui conti correnti, hanno svelato un trasferimento di ingenti somme di denaro verso la Cina, giustificate attraverso operazioni commerciali fittizie. Questo retroscena è emerso nel triennio 2020-2023, con tutte le attività monitorate operanti con modalità simili.
Alla conclusione di questa investigazione, i titolari delle attività coinvolte sono stati deferiti all'Autorità Giudiziaria con accuse di omessa dichiarazione IVA, mancato versamento delle imposte e occultamento di scritture contabili. Le sanzioni previste variano da un minimo di 13 milioni a oltre 30 milioni di euro. Le conclusioni dell'attività investigativa sono già state inoltrate all'Agenzia delle Entrate per il recupero delle somme dovute, segnando un passo importante nella lotta contro l'evasione fiscale nel settore del lusso.
Questa operazione rappresenta un forte segnale di contrasto ai fenomeni illeciti che danneggiano l'intera economia nazionale, sottolineando l'importanza della cooperazione tra enti e l'efficienza delle analisi di rischio nel prevenire e combattere le frodi.