Belgrado, cuore pulsante della Serbia, si trova al centro di una fervente controversia a causa dell'aumento esponenziale delle agenzie di scommesse, una situazione che il partito Serbia Centro (SRCE) non esita a definire "allarmante". Questa tematica ha suscitato preoccupazioni di ampia portata non solo per il numero crescente di tali esercizi, ma anche per le implicazioni sociali, politiche e persino economiche che derivano da questo fenomeno. Secondo gli ultimi dati dell’Amministrazione per i giochi d’azzardo, sul territorio nazionale sono presenti ben 2.969 agenzie di scommesse. Una cifra che si traduce in una proporzione di un’agenzia ogni 2.300 abitanti. Rapportando questo dato alla popolazione di Belgrado, che conta circa 1,68 milioni di residenti secondo il più recente censimento, la capitale da sola ospita almeno 735 di questi esercizi. SRCE evidenzia come questa concentrazione rappresenti un elemento di rischio per la società, chiedendo interventi legislativi più stringenti. Attualmente, la legge impone che tra due agenzie debbano esserci almeno 100 metri di distanza, una misura considerata insufficiente per contenere l'espansione incontrollata del settore. Le agenzie di scommesse e gli operatori del gioco versano somme ingenti nelle casse dello Stato. Nel 2024, i contributi hanno superato i 20 miliardi di dinari, pari a circa 177 milioni di euro, attraverso tasse su scommesse, giochi elettronici e slot machine.
Tuttavia, un aspetto critico sottolineato da Serbia Centro è l'esenzione dalle imposte sul reddito per i profitti derivanti dalle vincite. Questa politica fiscale consente agli operatori di pagare significativamente meno rispetto all'ipotetico scenario di tassazione diretta dei giocatori. Oltre all'aspetto economico, vi è una preoccupante correlazione tra le agenzie di scommesse e i gruppi ultras, con possibili ricadute sulle dinamiche politiche. Il partito denuncia che i ricavi derivanti dal settore del gioco sostengono finanziariamente club sportivi, rafforzando così i legami con i gruppi ultras, che, a loro volta, supportano il regime governativo. Le accuse si infittiscono con insinuazioni di pagamenti da parte degli operatori di scommesse a membri delle forze dell'ordine, in un contesto dove la gestione delle risorse statali appare complicata. Sebbene non vi siano prove conclusive, episodi di apparente connivenza delle autorità con comportamenti violenti da parte degli hooligan alimentano i sospetti. Le conseguenze per la democrazia serba appaiono inquietanti.
SRCE avverte che questo ecosistema conferisce alle agenzie di scommesse un potere considerevole, che si traduce in una sorta di "coercizione indiretta" da parte delle autorità statali, assicurando così il mantenimento del potere politico predominante. Questa situazione esige un'attenta riflessione e, soprattutto, un'intervento deciso per salvaguardare la salute sociale e politica del Paese.