La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza importante che chiarisce la posizione dei concessionari di giochi e scommesse in relazione alla necessità di mantenere una fideiussione per ottenere la rateizzazione dei debiti fiscali. Questo pronunciamento arriva nonostante l’abolizione nel 2011 dell'obbligo generale di garanzia per i contribuenti ordinari.
Il caso esaminato dalla Suprema Corte coinvolge una società concessionaria autorizzata alla gestione delle scommesse, che si era vista notificare due cartelle esattoriali per l’imposta unica riferita agli anni 2014 e 2015. Tale società aveva impugnato le cartelle, ritenendo di poter accedere alla rateizzazione del debito senza necessità di fornire una garanzia. La società basava la sua posizione su una modifica normativa del 2011, la quale aveva abolito l’obbligo di fideiussione per debiti superiori ai 50.000 euro per la generalità dei contribuenti.
Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale del Lazio aveva accolto il ricorso della società, annullando le cartelle. In risposta, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) ha presentato ricorso in Corte di Cassazione contro la decisione del tribunale tributario.
Con la sua sentenza n. 21588/2025, la Suprema Corte ha stabilito un importante principio di diritto: i concessionari di giochi e scommesse devono comunque mantenere una garanzia adeguata. La decisione sottolinea che l’abrogazione dell’obbligo di fideiussione per la generalità dei contribuenti non si applica ai concessionari di giochi. Il testo della sentenza afferma: “L’abrogazione per la generalità dei contribuenti dell’obbligo di prestare fideiussione ai fini della rateizzazione non esonera il concessionario abilitato alla raccolta delle scommesse dall’adeguare, se necessario, la garanzia già prestata per la sua attività.”
La pronuncia della Cassazione ha cassato la decisione della Commissione Tributaria Regionale del Lazio e ha rinviato il caso ad altra sezione della medesima commissione per verificare se la garanzia fideiussoria originariamente presentata dalla società sia ancora adeguata alla conversione del debito tributario.
Questo caso mette in luce la particolare natura giuridica delle attività di gioco e scommesse, che rimangono soggette a un regime fiscale più stringente rispetto ad altre categorie di contribuenti. La decisione della Cassazione richiama l’attenzione sulla necessità di mantenere un quadro normativo chiaro e coerente per la gestione delle attività fiscali nel settore del gioco, che è spesso oggetto di contestazioni giudiziarie e di continue modifiche legislative.