Il TAR Sicilia, sezione di Palermo, ha recentemente confermato la legittimità di un provvedimento emesso dalla Questura che negava la licenza di pubblica sicurezza a una società interessata nella gestione di punti di raccolta per scommesse sia ippiche che sportive. La controversia ha preso avvio dopo che la società, che aveva già subito una revoca delle licenze precedente a seguito di un procedimento penale, ha presentato nuove richieste per ottenere nuovamente le suddette licenze. Tuttavia, tali richieste sono state rigettate dalla Questura nel settembre 2021, decisione che ha portato la società a ricorrere davanti ai giudici amministrativi.
Nel suo ricorso, la società contestava la decisione della Questura citando la successiva archiviazione delle accuse che erano state loro mosse in precedenza, denunciando nel contempo un presunto difetto d'istruttoria e una dismisura nel provvedimento adottato. Tuttavia, il TAR ha respinto il ricorso, evidenziando la natura fortemente preventiva delle autorizzazioni disciplinate dall’articolo 88 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (T.U.L.P.S.). Queste autorizzazioni sono, infatti, concepite per tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica e, come chiarito dai giudici, non richiedono necessariamente una condanna penale per essere negate. È sufficiente che emergano indizi concreti di un potenziale condizionamento da parte della criminalità organizzata.
Il TAR ha richiamato l'attenzione su come, nella loro valutazione, abbiano pesato le risultanze istruttorie e i collegamenti emersi nel contesto delle attività della polizia, che hanno suggerito un rischio di infiltrazione criminale. Il rigetto del ricorso della società evidenzia come l'accertamento di rischi per la pubblica sicurezza possa prendere corpo anche solo sulla base di indizi concreti, senza la necessità di attendere un verdetto penale definitivo. Questa decisione segue dunque una linea cautelativa e discrezionale che il TAR ritiene assolutamente giustificata.
Da un punto di vista giuridico-amministrativo, il TAR ha ribadito l'importanza di operare sotto il massimo rispetto delle normative in essere, che vedono la sicurezza della comunità come priorità assoluta. In aggiunta, la società è stata condannata al pagamento di 1.000 euro a copertura delle spese processuali, ad ulteriore monito del peso che tali procedimenti possono avere, tanto in termini di risorse economiche quanto di reputazione per chi opera in settori sensibili come quello del gioco e delle scommesse.
Questa vicenda getta luce su di quanto sia fondamentale mantenere un alto livello di rigore e controllo nel processo di concessione delle licenze nel settore delle scommesse. Infatti, la prevenzione è un fattore cruciale per garantire che non vi siano spazi di manovra per elementi potenzialmente pericolosi per l’ordine pubblico. Un messaggio chiaro, dunque, quello che arriva dai giudici del TAR Sicilia, che, con la loro sentenza, sanciscono un principio di precauzione che si erge a tutela del bene comune.