In un nuovo capitolo del complesso dibattito riguardante il regime fiscale nel contesto del gioco d'azzardo in Italia, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado dell'Abruzzo ha recentemente emesso una sentenza significativa. Questa decisione ha mantenuto inalterato il rigetto di un appello proposto dal titolare di un Centro Trasmissione Dati (CTD), in seguito a una precedente istanza presentata a Pescara. Tale sentenza enfatizza ancora una volta le numerose controversie che derivano dall'applicazione della Legge di Stabilità 2016, in particolare riguardo alle diverse interpretazioni giuridiche che questa norma ha provocato.
All'origine di questo acceso dibattito si trova la normativa relativa all'Imposta Unica, un'imposta applicata ai soggetti connessi al Totalizzatore Nazionale. La normativa stabilisce che questa imposta debba essere calcolata sul 18% della differenza tra le somme giocate e le vincite per le raccolte effettuate su rete fisica, mentre la percentuale sale al 22% per le scommesse effettuate a distanza. Tuttavia, la Corte ha determinato che tale normativa non risulti applicabile agli operatori non regolarizzati, ovvero quelli che non sono connessi al sistema centralizzato.
L'avvocato Daniela Agnello, un'importante figura nel settore giuridico delle scommesse, ha dichiarato ad Agimeg che diverse sentenze recenti hanno chiaramente indicato come l'imposta dovrebbe essere applicata esclusivamente alla manifestazione di ricchezza del bookmaker. Secondo l'avvocatessa, un tale approccio ermeneutico rispetta pienamente i principi costituzionali, salvaguardando in particolare il principio di effettiva capacità contributiva definita dall’articolo 53 della Costituzione italiana.
Milano, insieme ad altre città italiane, si trova al centro di dure critiche rivolte all'amministrazione fiscale, accusata di ignorare il quadro normativo nel suo insieme. Questo ha generato un panorama legale frammentato, con sentenze talvolta contrastanti che spesso omettono elementi normativi essenziali, portando a confusione e insicurezza tra gli operatori del settore. La controversia si sviluppa su un tema di equità fiscale e riguarda anche i principi di uguaglianza, ragionevolezza e capacità contributiva.
Numerose corti, incluso quella di Milano, hanno contestato le interpretazioni proposte dall'amministrazione fiscale, incrementando la richiesta di un approccio univoco e coerente. Nonostante il dibattito continui ad essere acceso, la sentenza abruzzese conferma la validità degli avvisi di accertamento emessi dall'ADM per gli anni fiscali presi in considerazione, stabilendo un importante precedente nel contesto legale attuale, ma aggiungendo ulteriore complessità al già intricato panorama normativo.
Gli esperti del settore, rappresentati da rinomati giuristi come l'avv. Agnello, sollecitano una revisione legislativa che possa finalmente garantire chiarezza e uniformità nell'applicazione delle norme, auspicando in tal modo una convergenza di vedute capace di coniugare il rispetto dei dettami costituzionali con la tutela degli interessi economici legittimi degli operatori coinvolti nel settore.
Il dibattito si inserisce infatti in un contesto più ampio di riforme economiche e fiscali, che mirano non solo a regolare il mercato del gioco d'azzardo, ma anche a garantire che la contribuzione fiscale rispecchi la reale capacità economica e la responsabilità sociale degli operatori. Attualmente, questo scenario giuridico si presenta oltremodo eterogeneo, con decisioni che potrebbero determinare cambiamenti significativi nel comparto, rendendo di fatto la chiarezza normativa un obiettivo ancora lontano dall'essere raggiunto.
Fonte: Agimeg